Piazza Vetra, Parco delle Basiliche: è qui, nel
cuore di Milano, che ha inizio la sequenza di delitti che coinvolge Carlo
Fedeli, commissario della omicidi, e la sua squadra in un’indagine che metterà
a dura prova sia il fisico che i sentimenti del protagonista.
Questa piazza, oggi simbolo della Milano da bere,
ricca di locali alla moda e di sushi bar nei quali si ritrovano abitualmente
tre generazioni di milanesi (e non solo…) è lo scenario del ritrovamento del
corpo inanimato di una giovane donna, tragico prologo in un’alba piovosa di
quanto attende il commissario meno amato del corpo di polizia.
Piazza Vetra è un luogo storico per Milano e per i
milanesi… il cui ricordo è spesso accompagnato da lacrime, le stesse che lascia
la pioggia sul volto di Fedeli quando scopre dalle foglie il viso senza vita
della prima vittima.
E’ una storia fatta di peste, di tortura, di sangue
di innocenti…
Nel 1630, la città è devastata dalla peste: una
figura si aggira tra il Carrobbio ed il Ticinese, per sbucare oltre le colonne
di San Lorenzo ed imboccare quella che era chiamata la “vetra dei cittadini”.
Costui è Guglielmo Piazza, commissario di Sanità con il compito di allontanare
gli appestati, portando i vivi al Lazzaretto e seppellendo i morti nelle fosse
comuni. Una donna lo vede aggirarsi davanti ai portoni delle case della Vetra
mentre il sole non è ancora sorto e lo scambia per un untore: l’uomo viene
denunziato ed arrestato al capitano di Giustizia che immediatamente lo mette ai
ferri. Il Piazza viene torturato allo scopo di conoscere i nomi di altri untori
e l’uomo, sfinito e speranzoso dell’indulgenza per la sua collaborazione fa il
nome del primo che gli passa per la mente, un certo Mora, un barbiere che nulla
ha a che fare con la peste e con gli untori. I due finirono per confessare cose
che non avevano mai fatto e furono condannati a morte e nel punto in cui furono
arsi vivi venne eretta in seguito la statua di San Lorenzo….
Nel 1914 fu la passione a tingere di rosso piazza Vetra: Elvira Andressi, per tutti Rosetta, era una giovane prostituta, uccisa con molta probabilità (qui la leggenda supera la storia) da un poliziotto, che innamoratosi di lei, la sorprende a bordo di una carrozza con l'amante di turno e la trapassa mortalmente con uno stiletto.
Ma anche in epoca moderna piazza Vetra è stata lo
scenario di una tragedia: è il novembre del 1976 quando alla pattuglia della
Volante Duomo della questura arriva la segnalazione che alcune persone si
aggirano in modo sospetto intorno all’agenzia della Cariplo di via Urbano III.
Quando arriva la pattuglia, guidata dal vice brigardiere Carlo Ripani, alcuni funzionari della banca riferiscono che
quattro uomini, vestiti con impermeabili, si sono allontanati in direzione di
piazza Vetra. Ripani non indugia e con un collega li insegue intimando loro di
fermarsi: una sventagliata di mitra si abbatte sul giovane brigadiere che viene
colpito. Morirà nel trasbordo verso il più vicino ospedale, mentre i
delinquenti si fanno scudo nella loro fuga con un bambino di due anni e con una
donna. E’ un altro dei sanguinosi capitoli che vedono come protagonisti
Vallanzasca e la banda della Comasina…
Dare il via a questo romanzo partendo da questa
piazza, da questo parco è come inoltrarsi in una parte di storia della nostra
città, avvolta tra le spire della foschia e dell’umidità, personaggi esse
stesse di “Dasvidanija commissario Fedeli”
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